lunedì 30 gennaio 2012

Fu così che lo studente italiano divenne sfigato.

"Dobbiamo dire ai nostri giovani che, se a 28 anni non sei ancora laureato, sei uno sfigato".
 Questa la brillante dichiarazione del viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali, Michael Martone, riguardo agli studenti che impiegano più tempo del necessario a conseguire la laurea. Ed è polemica.
Da bamboccioni, siamo passati a sfigati: tutti pronti a puntare il dito contro, ma mai nessuno che si assume le responsabilità del perchè i giovani in Italia non riescono più a costruirsi un futuro dignitoso.
Da studentessa 25enne vorrei replicare, iniziando da una considerazione: non abbiamo bisogno dell'ennesimo ministro che, salito in cattedra, sente il bisogno di impartire la sua lezioncina. Soprattutto se tale Ministro ha avuto una carriera talmente rapida da risultare fortemente sospetta. Andiamo con ordine.
Laureatosi in Giurisprudenza a soli 23anni, a 26 diventa ricercatore, a 31 è già professore ordinario di Diritto del Lavoro. Numeri sorprendenti, alla luce del fatto che in Italia i docenti under 40 sono circa l'1.5% del totale. Genio o...raccomandato? Stando ai fatti, nel 2003 erano 8 a concorrere per il posto di professore all'Università di Siena, ma 6 si ritirarono. Unica sfidante di Martone rimase Franca Bargongelli: due lauree, da 20 anni in servizio all'università, svariate pubblicazioni alle spalle (contro le due di Martone di cui una, pare, presentata in formato provvisorio, cioè in teoria contro al regolamento. Ma evidentemente i membri della Commissione chiusero entrambi gli occhi sulla forma.) Insomma, la Bargongelli era infinitamente più indicata a ricoprire il ruolo, che però venne assegnato a Martone. Oggi, a distanza di anni, uno dei professori ai tempi chiamato a decidere rivela che Martone fu raccomandato. Ma no, possibile? Possibile si, considerato anche che suo padre, Antonio, è stato Avvocato Generale della Cassazione, nonchè membro della Commissione sulla Trasparenza nella Pubblica Amministrazione nominata da Brunetta.
A voi trarre le dovute considerazioni al riguardo.
Il caro viceministro poi probabilmente non sa che non tutti abbiamo un genitore potente. E nemmeno un nonno, un prozio, un cugino di sesto grado o tantomeno un vicino di casa in grado di "spingerci".
La maggior parte degli studenti italiani sono giovani costretti a contribuire al mantenimento agli studi, perchè le famiglie da sole non riescono più a farlo. In un periodo reso molto difficile dalla profonda crisi che stiamo vivendo, per far fronte ai tagli operati dallo Stato si è pensato bene di aumentare ulteriormente le tasse universitarie, che si aggirano già intorno ai 1100euro annuali in media. Tasse altissime, soprattutto se considerato che in Europa vi sono Paesi come Danimarca, Norvegia o Austria dove il contributo allo studio è di 0 euro. Si, proprio così: incredibilmente esistono ancora posti dove lo studio è considerato un diritto accessibile a tutti e perciò gratuito.
Non bastasse, gli atenei italiani peggiorano nella classifica mondiale delle università più prestigiose del pianeta: per trovare la prima delle nostre, Bologna, bisogna scendere giù fino al 183esimo posto (lo scorso anno era 176esima). Colpa degli studenti fuori corso? Non credo. Un disastro simile si deve a molteplici cause, in primis alla decisione del Governo di non investire praticamente più sull'Istruzione: nel 2013 verranno stanziati solo 13 milioni di euro, contro i due miliardi di Germania e Francia, tanto per fare un esempio.
Il crollo dell'università italiana è poi dovuto all'aumento delle tasse, di cui ho accennato precedentemente. Aumentare il contributo richiesto alle famiglie non farebbe altro che rendere ulteriormente il diritto allo studio roba per pochi. Per quell'élite composta da figli di papà che col denaro possono tutto. Dimenticando però che quello all'istruzione è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, che in tal modo verrebbe violata.
Ma poi...aumentare le tasse per avere in cambio cosa? Servizi sempre più scadenti? Si perchè qui veniamo all'altro grande problema della scuola e dell'università italiane. Un terzo degli edifici scolastici non è a norma di legge. Ogni anno migliaia di studenti risultano idonei alla borsa di studio, di cui però non possono beneficiare perchè non ci sono fondi per le stesse. La qualità dei programmi di studio spesso è inadeguata ad offrire la dovuta preparazione in vista dell'inserimento nel mondo del lavoro. L'età media di laurea, secondo Almalaurea, si aggira intorno ai 24-25 anni per i percorsi triennali, e 27 per quelli quinquennali. Per non parlare delle raccomandazioni con cui ormai si va avanti (Martone docet) alla faccia della meritocrazia!
Da studentessa posso fornire la mia personale esperienza sulla base di ciò che da anni vedo nella mia università, quella di Catania. Premesso che essa è rientrata tra le 33 università fuori legge in materia di tasse (ha infatti superato di ben 2.86 punti percentuali la soglia massima del 20% del rapporto tra soldi versati dagli studenti e soldi mandati dal Ministero) , i servizi offerti sono a mio avviso scadenti. Le aule delle varie Facoltà sono piccole e inadeguate; i mezzi forniti agli studenti nel 2012 rasentano l'età della pietra; alcuni tra gli alloggi messi a disposizione, le cosidette 'case dello studente', si sono rivelati talmente fatiscenti da doverli chiudere per sicurezza. Con conseguente diminuizione dei posti letto di cui gli studenti meritevoli dovrebbero beneficiare. I programmi formativi sono lunghi e antiquati, le sessioni d'esame troppo brevi ( 5 appelli ordinari in media all'anno, contro atenei che ne hanno anche 8, 9). I controlli effettuati sulle certificazioni reddituali presentati dagli studenti, poi, rasentano il ridicolo. Essi solitamente vengono fatti a campione, prelevando cioè 'a caso' un tot numero di iscritti e verificando successivamente se quanto dichiarato loro all'atto dell'iscrizione in materia di reddito, sia conforme alla realtà o meno. Ebbene, probabilmente non ci sarebbe nulla da eccepire ad un simile metodo, se venissero controllati anche tutti coloro che ogni anno rientrano regolarmente nelle graduatorie per ottenere posti letto, tesserini mensa, rimborso tasse e così via dicendo, pur non dichiarando il vero e togliendo di fatto, a chi merita realmente, la possibilità di ricevere questi contributi. I pochi miglioramenti visibili sono dovuti unicamente alle lotte portate avanti dagli studenti e da parte dei loro rappresentanti.
Questo è ciò che purtroppo accade da me e, a giudicare dai sondaggi compiuti nelle altre università, la situazione sembra più o meno la stessa ovunque.
Aggiungiamo alle difficoltà economiche, ai disservizi e alle raccomandazioni, i problemi di salute o di famiglia, che possono ostacolare il percorso universitario dello studente, per capire come sia facile finire tra gli "sfigati". Se è vero allora che l'università non è un parcheggio nel quale sostare a tempo indeterminato e senza giustificare quanti davvero non hanno voglia di far nulla, chiediamoci  perchè ci sono così tanti fuori corso (e non necessariamente fuori corso-lavoratori), alla stregua di tutte le considerazioni fatte finora.
Martone ha infine parlato di "rimboccarsi le maniche" per costruirsi un futuro. Quello che mi chiedo io è: su quali basi? La disoccupazione in Italia ad inizio 2012 è dell' 8.9%. In aumento soprattutto la disoccupazione di lunga durata, cioè da più di 12mesi, pari al 52.6% e quella giovanile ( fascia d'età 15-24 anni), arrivata purtroppo al 31%, il dato più alto dal 2004.
Possedere il sudato "pezzo di carta" fa sempre meno differenza rispetto a chi ha un livello d'istruzione inferiore ed è per questo che a fronte di coloro che decidono di studiare, pur tra mille sacrifici, sono sempre più numerosi quelli che scelgono di non farlo. Perchè non possono permetterselo o perchè pensano non serva più a niente. Così sono circa 2 milioni i giovani che non studiano, nè hanno un lavoro. C'è chi prova a far qualcosa finiti gli studi, magari uno stage (anche se ce ne sono pochi e spesso non retribuiti) o un master, in genere costosissimi, restando comunque alle dipendenze dei genitori e diventando a pieno titolo "bamboccioni". Oppure c'è chi accetta lavori mal pagati e al limite dello sfruttamento umano. Non deve stupirci poi se molti scelgono di andarsene da questo Paese o se altri finiscono per delinquere pur di racimolare qualcosa.
Anziché chiacchiere ed offese dunque, caro Martone, c'è bisogno di fatti. Invece di sperperare denaro inutilmente, di operare solo tagli e di chiedere sacrifici alle famiglie ormai allo stremo, sacrificatevi anche voi che ve ne state comodamente seduti in poltrona. Investite sulla scuola, sull'università, sulla ricerca e realizzate politiche volte ad incentivare l'occupazione. Investite sui giovani, vera risorsa, presente e futuro di questo Paese. Perchè un Paese che rinuncia a questo, non potrà mai crescere veramente.

Grazia


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Meglio di Martone, è stato Renzo Bossin (Trota). Nato nel 1988, ottenne una laurea albanese a 22 anni!!!

Fabio ha detto...

Io sono d'accordo con lui. Bisogna assumersi le proprie responsabilità. Io mi sono laureato con 2 anni di ritardo e un po' sfigato mi ci sono sentito, nonostante non avessi 28 anni.

Grazia ha detto...

Anonimo: guarda, non commento nemmeno uno come il Trota poichè rappresenta tutto il peggio dell'Italia...e mi fermo qui. ;)
Fabio: in linea di principio, concordo con te. Infatti ho ben specificato che, dal mio discorso, restano esclusi tutti coloro i quali non si sono mai impegnati ed hanno perso tempo consapevolmente ed inutilmente. Così come, al contrario, vanno lodati quelli che riescono a laurearsi in tempo.
Il problema comunque nasce quando a generalizzare e ad offendere è un Ministro, o un Vice Ministro o chi per loro. I quali, tra l'altro, in questo caso specifico sono a capo proprio del settore Lavoro e ben conoscono le difficoltà sia a reperire un'occupazione (dopo), sia a finire gli studi (prima). Non voglio trovare necessariamente delle giustificazioni per chi si laurea in ritardo, ma obiettivamente ci possono essere tante cose a rallentare il percorso universitario di una persona: dai problemi familiari a quelli legati al'istruzione in sè e ai servizi forniti agli studenti, spesso pessimi. Ed in questo secondo caso, di chi è la 'colpa'?
Martone è giovane ed ha finito da poco gli studi, sa come funziona oggi l'università. Tralascio di riportare nuovamente qui i miei dubbi sulla sua 'ascesa professionale', dico solo che, secondo me, avrebbe dovuto risparmiarsi un'uscita tanto infelice!
Grazie per aver commentato il mio post, fa sempre piacere potersi confrontare. :)
Buon fine settimana,
Grazia

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